40 Guestbook Entries

  1. Silvia 28 January, 2010 @ 11:01

    ciao marco,
    mi chiamo silvia vivo a verona italia e ho appena visto la terra degli uomini rossi su cinema emotions canale del digitale terrestre…di norma lavoro, ma oggi non sto bene e sono a casa a riposo. Complimenti, il messaggio è forte e chiaro per chi lo vuole cogliere e parla di questo genocidio che dura da secoli e parla di noi che uccidendo e sterminando ci uccidiamo e ci sterminiamo… la metafora è raffinata, sottile e fa riflettere…
    grazie per questo momento e buon lavoro
    p.s. se credi sarebbe interessante poter condividere info e iniziativa su facebook. ciao.

  2. Manuel Sciarra 24 December, 2009 @ 06:12

    Hola, desgraciadamente no eh visto la pelicula que acabo de conocer que axiste, ojala algun dia me llegue, pero seguramente, y por lo visto en el triler y las fotos y toda la pagina es una obra fenomenal y un documento de protesta fuerte, conociendo la problematica de los guaranies en toda sudamerica e intentando dar una mano para que los nativos retomen su pacifica vida y puedan alcanzar su prometida tierra sin mal.

  3. daniela scarcella 23 July, 2009 @ 07:07

    ciao Marco,
    mi appena arrivata comunicazione del fatto che il tuo film BIRDWATCHERS sara’ proiettato al Melbourne International film festival che comincia domani.
    Sarebbe possibile intervistarti per la radio SBS per cui lavoro?
    Andiamo in onda in 68 lingue diverse tra cui l’italiano.
    Spero di avere presto tue notizie.
    Grazie mille,
    Daniela

  4. Cecilia 17 July, 2009 @ 05:07

    Caro Marco, ho visto ieri il film al festival “Cero Latitud” a Quito, dove vivo da 3 anni. io e mio marito abbiamo viaggiato per sei mesi nell’Amazzonia brasiliana e ho sentito tante storie come quella che racconti. Il film mi è piaciuto proprio per la sua semplicitá…la realtá è proprio questa. La prima conseguenza del nostro viaggio in Brasile è stato smettere di mangiare carne di vacca, per gli effetti devastanti che abbiamo visto il suo allevamento produce sulle foreste. Sembra una stupidaggine, ma lo sciamano nel tuo film lo dice chiaramente: le mucche occupano le terre degli indigeni, e le distruggono. Oltre a sostenere le campagne per difendere i Guaraní e gli altri popoli in pericolo invito tutti a ripensare alle loro abitudini…saluti a tutti e grazie per il film!

  5. GIOVANNY INSUASTY 1 July, 2009 @ 04:07

    Cordial Saludo

    Nos gustaría tener la cinta y al director como invitado para inaugurar el V FESTIVAL DE CINE DE PASTO (Sur de Colombia) entre el 18 y el 23 de agosto. Favor contestarme, estamos muy interesados.

    Giovanny Insuasty
    Festicine Pasto

  6. Mary Ellen Davis 29 June, 2009 @ 11:06

    Dear Marco,
    Sorry for the delay in getting back to you.
    I’d like to send you a copy of our program, for Festival Présence autochtone.
    Can you send me your mail address?
    The print was shipped back to France immediately.
    I gathered peoples’ impressions and am still puzzled by the wide variety of reactions.
    In fact, the 3 of us, the programmers (André, José and myself), all enthusiastic about the film, were surprised and disappointed by the jury’s decision to not include it among the finalists. And the jury was composed of respectable colleagues. I do not agree with them but the jury has the last word, of course.
    Many of those who are intimately familiar with historical and contemporary conditions in latin america and canada (the legacy of colonialism) admired the film, for its truthfulness and its irony, its universality, the music score, the subtle handling of characters who are torn in different directions, none of them being monolithic, the low-key composition of the assassination sequence, a narrative of reconquest full of obstacles and traps, and the music score.
    Several friends agree with us.
    Others, those not as convinced, brought up issues such as: people looking into the camera, acting too natural or not natural enough, stereotypical acting of the landowner family, loose narrative, handling of seduction scene in trailer. I hotly debated most of these remarks.
    I suspect some would have preferred to see a film with the Guarani dressed up as they are at the beginning of the film, to make believe they were untouched by western civilization.
    I filmed three documentaries over 12 years in Guatemala, about the aftermath of war and the society, and my experience there makes your film ring so true.
    It’s a great film, and I wish you the best, for this one and the next ones.
    Thank you so much for sharing it with us.
    I’m waiting for your address to send you the program.
    Arrivederci,
    Mary Ellen Davis, Montreal
    for: http://www.nativelynx.qc.ca

  7. martin vidal de rosa 17 June, 2009 @ 04:06

    marco hace unos años hemos realizado con una compañera mexicana una historia de vida para radio, que se llama “el exilio heredado”. en su contenido hemos incluido algunos audios de “garage olimpo”. el trabajo lo realizamos para un concurso en fm la tribu con motivo de cumplirse los 30 años del golpe de estado argentino. hace tiempo que deseo enviártelo y recién ahora me encuentro con este blog, espero que me puedas enviar un correo a donde reenviar el trabajo. desde ya muchas gracias y saludos. martín

  8. Dr William Hope 4 June, 2009 @ 02:06

    Congratulations on a technically outstanding and thematically moving piece of work. This is political cinema at its very best, and I wish more Italian directors would follow your lead and confront the socio-economic problems affecting modern society. I thought the interpersonal relationships between the film’s characters were fascinating and very plausible, transcending racial and economic barriers and showing what might be achieved if the cancer of capitalist exploitation was removed from this planet. Admirable work, Marco; I look forward to your next project.

  9. mistiemaivisti 26 May, 2009 @ 01:05

    Il sito http://mistiemaivisti.altervista.org è ricco di contenuti divertenti, immagini, viedo e giochi.
    Inoltre avrete la possibilità di scaricare varie guide e programmi vari.

  10. Mary Ellen Davis 8 May, 2009 @ 05:05

    URGENT: Dear Marco Bechis,
    I’m writing from Montreal concerning LA TERRE DES HOMMES ROUGES. I am trying to get in touch with you directly, it’s an urgent matter. The film is supposed to be showing next month and the First Peoples Festival Presence autochtone, whom i work for, has run into some problems. We need your intervention. Please send me an email. Thank you. I am also writing to the Brazilian producer and to Amedeo Pagani.
    Best regards,
    Mary Ellen Davis
    pour le Festival Présence autochtone
    (tél. 514 270-7983)
    (office: 514 278-4040)

  11. Antonio Morabito 7 May, 2009 @ 07:05

    Gli uomini rossi sono i Guaranì del Brasile, poche decine di migliaia di sopravvissuti all’arrivo degli europei in Sud America, del milione e mezzo originario che popolava Paraguay, Brasile, Bolivia e Argentina. Il gruppo più numeroso è adesso quello dei Kaiowà che vive nel Mato grosso del sur, quella che una volta era la ‘foresta fitta’, ormai ridotta ai minimi termini dal progresso illuminato dell’uomo bianco, che ha fatto del Brasile uno dei più grandi produttori di biocombustibili al mondo. I Guaranì-Kaiowà hanno perduto quasi totalmente le loro terre, e vivono oggi stipati in riserve concesse dal governo ai margini delle città. Intorno si stagliano infinite le coltivazioni transgeniche dei fazendeiros, latifondisti che offrono loro la possibilità di ‘lavorare’ come veri e propri schiavi nelle piantagioni di canna da zucchero, o di scimmiottare scene di guerra per turisti birdwatchers che tra un airone e un cormorano non disdegnano qualche selvaggio verace da immortalare nei loro brutti filmini. Una delle tante conseguenze di questa condizione di vita dei Guaranì è l’altissimo tasso di suicidi, soprattutto tra i giovani (Luciane Ortiz aveva solo nove anni). Il bel film di Marco Bechis (autore dell’indimenticabile Garage Olimpo) parla di un gruppo di Guaranì-Kaiowà che pretende di vivere nella propria terra, che coraggiosamente sconfina nella proprietà di un fazendeiro, sfidandone la violenta reazione. Il proprietario prova anche a parlare civilmente col trascinatore della rivolta, Nàdio, in una scena tra le migliori del film: la sua famiglia quelle terre le ha comprate tre generazioni or sono! Legalmente! È da sessant’anni che lui coltiva quella terra, che produce cibo, che sfama delle persone! Nàdio tace, solo s’inchina, prende un pugno di terra, e lo mangia. L’orecchio del contadino di Bertolucci-Novecento, l’azione che Camus predilige sulla riflessione sul proprio io. Il regista, contrariamente a Joffè nel suo Mission, ha scelto come protagonisti dei veri indigeni, relegando gli attori professionisti (C. Caselli, C. Santamaria, M. Nachtergaele, L. Medeiros) a ruoli secondari. Una storia potente, che si arrotola lineare attorno a chi è usurpato e chi è usurpatore, una sceneggiatura incurante delle rigide convenzioni drammaturgiche, che invece s’insinua lenta tra i fazendeiros, tra i Guaranì, (i Mapuche Cileni, i Boscimani del Botswana…), suggerendo che le nuove generazioni potrebbero porre fine a tutto questo scempio, che il giovane Osvaldo – apprendista sciamano dei Guaranì – e la figlia del fazendeiro saprebbero stare vicini. Alla fine la rete viene serrata, e tra le maglie resta Nàdio, e suo figlio, e la rabbia impotente di Osvaldo, che aveva forse sperato che i bianchi potessero cambiare, resta l’urlo di chi ha saputo resistere alla tentazione del suicidio, il grido reiterato e bestiale del selvaggio, forse lo stesso selvaggio a cui Huxley affida un’ultima disperata alternativa al Mondo Nuovo.
    Antonio Morabito

  12. Elisabeth Lurvink 23 April, 2009 @ 12:04

    It is about time that a film such as this one was made !
    The indians have been exploited all over the world, since Europeans discovered them. It has to stop. And with this film you have made a strong point to the world, to leave the people of the forest in peace! Thank you for that !

  13. Alberto Fabbri 13 April, 2009 @ 07:04

    Ciao
    ho visto il film ed è stato bellissimo
    da tempo non vedevo qualcosa di così vero
    gli attori indigeni, se ho ben capito, sono alla loro prima esperienza, per cui un plauso alla loro bravura
    e al loro impegno
    Alberto

  14. Alessandra 3 April, 2009 @ 09:04

    Errori ortografici non miei, come al solito, non so scrivere, sono analfabeta, non una professoressa, ecc;
    Il blog e’:
    breakingnewts.blogspot.com;
    ne ho uno in italiano sull’Espresso: TeLeGrAfItE.

  15. Alessandra Maffei 3 April, 2009 @ 09:04

    Marco, vedi post in inglese su Celebrating Giorgio Bassani:e’su quello che mi e’successo ieri alla prima di In Terra deglli uomini rossi, e sono azioni terroristiche NaziPop.

  16. Martin Mantxo 26 March, 2009 @ 03:03

    ciao Marco and fiends:
    writing to you from the Basque Country where Ekologistak Martxan organies a festival on cinema and environmental debt - our legacy in dependent countries. This year will be the 3rd time we oganise it with over 10 films (long short, documentaries, etc).
    I would like to send you more information about it - i believe your film will be very relevant for this kkind of festival.
    looking forward to hearing from you!
    regards

    Martin Mantxo

  17. fabrizio ferlito 11 March, 2009 @ 01:03

    salve,saluti da londrina,ho fatto volontariato con pasdacrianca in riserva kaingang,ho conosciuto un infermiera che lavora li permanente al centro salute,lai ha visto il suo film ,finalmente ho trovato una persona che la visto,le ho affermato che tutto quello che ce nel film accade anche nella realta…saluti ,sono sempre su orkut..ho imparato anche alcune parole in kaingang come acqua goyo

  18. jORGE ROTELA 4 March, 2009 @ 12:03

    aH ESQUESI DE FALAR QUE O FILME ESTA SENDO MUITO ESPERADO AQUI EN PY, E O TEMA DO MOMENTO…MUITA MAS MUITA SORTE..

  19. Jorge Rotela 4 March, 2009 @ 12:03

    Oi marcos , tudo bom sou Jorge Rotela QUE TAMBEIN FEZ OFICINHA COM O LUIS MARIO PRA O FILME, ESTOU MUITO CONTENTE PORQUE O FILME JA ESTA DISPONIVEL, ESPERO TAMBEN QUE ME CONVOQUE NOVAMENTE PRA CUALQUER OUTRA PRODUCAO SUA GOSTARIA TANTO DE TRABALHAR COM VOCE, NAO VEJO A ORA DE VER O FILME, ME TEIM EM CONTA POR FAVOR, SAUDACOES PRA TAMILY E FABIANE MUITA SORTE,
    jORGE ROTELA

    PARAGUAY
    03362/71246
    03362/73995
    03362/75349

  20. Laura 24 February, 2009 @ 03:02

    I would so love to see this film with subtitles in English! If a version could be made like that please please let me know so that I can see it! (I speak spanish but not portuguese or Italian) … From the trailer it looks amazing, thank you for the work you are doing! Grazie!

  21. Stefano Paolo LOCHI 22 February, 2009 @ 11:02

    Grazie Marco,
    le tue opere sono eccezionali per il semplice fatto che ci fanno vergognare.

  22. fabrizio ferlito 19 February, 2009 @ 04:02

    buongiorno da londrina,ho párlato del film suo con gli amici qui ,ma nessuno lo conosce ,ma forse gente che va poco al cine…io ho visto la riserva kaingang qui,in parana e forse ci faro volontariato con la pastoraledacrianca qui …..mi piacerebbe conoscere abrisio pedro…scrivimi ,sei un grande sig marco bechis

  23. Abrisio Silva Pedro 22 January, 2009 @ 09:01

    perdi minha senha e abri outro..
    que mes que vai sai dvd
    manda abraço para franthesca
    sou eu Abrisio

  24. Francesco Losavio 21 January, 2009 @ 05:01
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    Ciao Marco,
    sono Francesco, ci siamo visti qualche anno fa a casa di una amico comune per il documentario “Noi altri pugliesi”, insieme a Massimo. Ti contatto qui perchè gli indirizzi che avevo in precedenza non sono più validi.
    Ora sono un insegnante presso la scuola media di Fasano e vorrei far vedere ai ragazzi di terza media Birdwatchers con te in sala, mi piacerebbe quel giorno poterti far incontrare i ragazzi per dialogare con loro.
    Volevo chiederti se ti può interessare, se puoi contattami presso la mia email per farmi sapere se c’è a tua disponibilità, il periodo dovrebbe essere fine febbraio, inizio di marzo.
    a presto
    i…@radioazioni.it
    Francesco

  25. fabrizio ferlito 15 January, 2009 @ 05:01

    salve,dopo aver visto il tuo film,ho voluto conoscere di piu la realtà degli indio,ho comprato anche il libro indiografie ,oggi l ho iniziato a leggere sono gia a pag 27..la loro saggezza si sposa bene con i miei ideali…
    volto para 4 vez de brasil,viva.

  26. Gloria 13 January, 2009 @ 12:01

    Marco, buon anno, ho avuto il tuo messaggio di rientro a parigi, il tuo film è un capolavoro, sono andata a vederlo e rivederlo, devo dirti che è il film tuo che ho preferito. ho anche mandato molti amici antropologi a vederlo e proposto a philippe descola, amazonista, che ha fatto terreno per anni in brasile, di scrivere una sua lettura del film per micromega, con cui collaboro da anni. ti dico quando esce.
    ti ho sentito a france culture, mi ha fatto piacere sentire la tua voce inconfondibile. comunque, sei l’unico regista italiano ad avere un’estetica così precisa, netta, riconoscibile. il tuo film suona davvero come uno schiaffo alla superficialità di molta arte (cinema, letteratura). per me l’arte è quello che fai tu. il resto è ideologia. la cosa vera è che la vera arte illustra meglio le tensioni, la tragedia, l’assenza di via d’uscita di una questione politica di qualsiasi ideologia.
    grazie di avermi chiamata, ci ho messo un po’ a ricostruire l’email che mi lasciavi nel messaggio perché ho inavvertitamente cancellato il messaggio. spero che qualcuno degli email che sto provando ora funzioni.
    ecco, fammi sapere di te, ho notizie sparse e vaghe, mi dicono che sei in puglia spesso, ma immagino che questi anni siano stati più sudamericani. io sempre a parigi, oltre a qualche lungo soggiorno americano (NY) e ora incinta di nuovo, di un nuovo compagno (mio figlio leo ha 8 anni).
    ho scritto in italia un libro non filosofico, una specie di autobiografia fatta per parole che racconta la mia infanzia milanese: è una novità, questa della letteratura, che non mi dispiace affatto. si chiama: la figlia della gallina nera, edizioni nottetempo, 2008.
    a presto, chiamami se vieni a parigi, quel numero funziona sempre.
    abrazos
    gloria

  27. Vito Comar 12 January, 2009 @ 04:01

    Caro Marco,
    ho bisogno di inviarti del materiale che puo interessarti, per favore, ho perso il tuo email, mandamelo, sono in Australia al momento,
    aspetto una tua risposta
    grazie
    un abbraccione e buon 2009!!!

    Vito
    papa di Temily
    Dourados, Brasile

  28. Hervé Chandès 12 January, 2009 @ 11:01

    Cher Marco Bechis

    J’ai vu le film et je l’ai beaucoup aimé . J’ai trouvé qu”il sonne juste
    tout le temps , dans les scènes , les paysages les acteurs . J’ai beaucoup
    aimé sa précision
    Je crois que c’est un grand portrait du Brésil .
    J’espère beaucoup vous rencontrer .
    Sincèrement
    Hervé Chandès

  29. Anonimo 20 December, 2008 @ 01:12

    Tu peli es linda, Marco. Me encanto.
    Parabéns.
    besos
    Iafa

  30. Gabriela 19 December, 2008 @ 10:12

    Hola Marco:
    Quisieramos contactarte ya que estamos organizando nuestro 3er. Festival de Cine Latinoamericano en Oaxaca que se llevará a cabo del 30 de marzo al 5 de abril de 2009. Nos interesa entrar en contacto contigo para poder traer tu pelicula al Festival. ojala nos puedas contactar, ya tienes mi correo y mi telefono es 005255 35 47 05 25 en México. Un saludo!!!

  31. marvi 17 December, 2008 @ 06:12
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    Ciao sto cercando il dvd del tuo film per regalarlo a natale. E’ stato pubblicato? Dove è stato distribuito?
    Se riesci mi rispondi tempestivamente alla mail mar…@weblan.it
    grazie
    marvi

  32. Gianluca Idrontino 12 December, 2008 @ 07:12

    Salve Sig. Bechis,
    Ho appena parlato sua sorella Marina. Abbiamo discusso dei suoi films partendo da Alambrado fino al suo ultimo film “la terra degli uomini rossi” che purtroppo non ho ancora avuto la possibilità di vedere. L’aspetto più interessante dei suoi films è sicuramente la scelta delle tematiche che trattano argomenti sempre molto reali e duri, che fanno capire davvero la sofferenza patita dagli uomini che lei cerca di rappresentare come i desaparecidos. Leggendo la sua biografia ho capito che in questi film oltre a rappresentare la sofferenza e la rabbia di questi personaggi lei rappresenta anche la sua stessa sofferenza in quanto anche lei ha vissuto un rapimento durante qualche mese. Lei nei suoi film cerca sempre di rappresentare uomini oppressi, sofferenti, che hanno patito a causa dei loro ideali. Questi sono temi molto importanti soprattutto per noi giovani, infatti anche noi ci troveremo un giorno a lottare per i nostri ideali, anche noi combatteremo contro le ingiustizie e quando ci troveremo di fronte a ciò, seguiremo il suo esempio, seguiremo l’esempio di chi ha sempre combattutto contro le ingiustizie e che ha sempre difeso i suoi ideali. Solo se continueranno a esistere persone come lei che diffondono queste tematiche molto profonde e reali il mondo e noi giovani potremo continuare a lottare e a non farci mai piegare da nessuno. Ecco credo di aver sintetizzato nel migliore dei modi il mio parere non solo sui suoi film ma anche su di lei. Mi farebbe onore poterla incontrare per conoscerla di persona e poter parlare con lei riguardo alla sua esperienza cinematografica, ai suoi film e riguardo anche al mio sogno, forse utopico, di poter diventare un giorno attore. Per questo vorrei trarre frutto dei suoi insegnamenti ma anche dei suoi consigli. Sua sorella mi ha detto che ora è a Marsiglia per il suo nuovo film ma che ritornerà presto qui a Cisternino, io abito a pochi km da Cisternino, a Ceglie Messapica. Sua sorella Marina mi ha detto anche che le fa piacere quando sente che giovani si interessano dei suoi film e delle tematiche che lei tratta, perciò avevamo pensato anche di organizzare la visione del suo ultimo film presso il Liceo Classico/Scientifico di Ceglie e magari successivamente organizzare un incontro con lei per discutere di questo sua ultima opera artistica.
    Spero che sarà contento di leggere questo commento e che potrà rispondermi al mio indirizzo e-mail. Grazie di tutto e buon soggiorno a Marsiglia. Arrivederci

  33. Paolo LUigi De Cesare 13 November, 2008 @ 03:11
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    Parlare Guaranì fa bene al Cinema Italiano! di Paolo l. De Cesare

    dal sito http://www.cinemaitaliano.tv al Forum

    dece…@gmail.com

    Doverosa premessa. Questa non è una recensione ma una serie di libere e personali considerazioni, impressioni e associazioni, a semifreddo, non solo sul Film ma anche sulla “operazione” denominata “La terra degli uomini rossi-Birdwatchers”. Aprire dibattiti e parteggiare per delle cause, per un Film moderno, non è né obbligatorio né vietato. E il dibattito che il Film ri-apre è semplice: il “Futuro del Mondo”.

    La debita distanza?

    Alcune recensioni, da “Sentirei Selvaggi” a “Il Manifesto”, hanno parlato di eccessiva “debita distanza” di Bechis dagli indios, e dagli shamani. Non avrebbe disegnato in profondo la loro dimensione emotiva e la loro personalità. Non so se è vero. E’ un difetto? E se fosse rispetto? Avvicinandosi troppo si corre il rischio di una “psicanalisi spettacolarizzata”, con conseguente affascinazione esotica. Condizionato dall’aver visto la versione doppiata, ho sentito i Kaiowa un po’ alla Pasolini. Forse è una questione di stile e tecnica di “doppiaggio”, che vengono applicate quando a recitare sono dei non professionisti provenienti da uno dei tanti “mondi rurali”, e interpretano se stessi o qualcosa di molto vicino. In Pasolini ne “Il fiore delle mille e una notte” quella poetica del doppiaggio era voluta. Ma una possibile pasolinianetà, involontaria o meno del Film, non è male! Ci spinge a leggerlo ancora sotto un altro profilo. Il dibattito intorno alle provocazioni di Pasolini è aperto a oltranza. La modernità è buona se non è imposta con la forza. La tradizione è cattiva se viene imposta con la violenza e la manipolazione. Il diritto alla caccia per i guaranì è decidere in modo indipendente cosa mangiare. E’ una questione di resistenza dell’identità! Così come far scappare via qualcuno con archi e frecce pur avendogli sottratto la pistola. Uno dei meriti del Film è quello di aver mirato, dall’Italia, al cuore di una tematica assolutamente globale. Come far si che la democrazia e i vantaggi della modernità siano veri e desiderati, e non imposti. Questi nativi del Mato Grosso, tra i cosiddetti “altri”, sono i più pacifici di tutti e non si danno scuse religiose per odiare il Nord del Mondo. Per questo si sono lasciati sterminare? Facciano di loro un paradigma per meglio evitare lo snaturamento, e smembramento, di qualsiasi (ex)comunità rurale del mondo di oggi. Dai seminatori di grano transgenico in India al nostro “Sud Italia”, con tutte le conseguenze e i miti di una economia turistica “di sostituzione”.

    Mission e Fitzacaraldo

    Sono stati fatti paragoni con “Mission” e “Fitzcaraldo”, e nel confronto il coraggio, e la disponibilità al rischio, di Bechis sono evidenti. All’epoca uscivamo dalla sala con negli occhi le facce di De Niro, Irons e Kinski, e nelle orecchie la colonna sonora fatta con sapienza industriale. Stavolta ci sono solo gli Indios. Senza nulla togliere alla loro professionalità, ma Chiara Caselli e Claudio Santamaria potevano essere sostituiti da qualsiasi bravo attore bianco, aggiungendo o togliendo qualcosa al Film ma senza snaturarlo. Chissà forse il Cinema tra poco diventerà “Globale con versioni Locali”. Proviamo con le sostituzioni come un gioco interattivo. Quella con Santamaria e Caselli potrebbe essere la versione per l’Italia, poi una versione con l’attore cinese e l’attrice indiana più famosi nei loro Mega-Paesi. Chi si meraviglierebbe oggi di fazenderos che assumono cinesi e sposano belle donne del Punjab? Snaturante invece sarebbe stato l’intervento “pesante” con attori dalla notorietà invadente. Immaginate il ruolo di Roberto a Brad Pitt, o ad Antonio Banders, e quello di Beatrice a Katerine Zeta Jones. Il Film sarebbe stato “il loro”, comunque. La presenza dei due attori italiani non porterà certo più pubblico in sala dove il Film è stato subito venduto all’estero, e questo potrebbe essere anche un motivo di vanto. Di certo aumenterà la audience internazionale dei due, che per la Caselli è già buona. La loro è stata un scelta giusta, meglio co-co-protagonisti di un Film che gira il mondo, che protagonisti di un Film che resta in Italia, anche se fa botteghino. Nel loro “posizionamento circoscritto” sono stati perfetti e rappresentativi come “attori europei”.

    Per il bene della RAI

    Bechis ha voluto, ed imposto a RAI Cinema, una operazione che un pull di produzione italiana non rischiava da decenni: avere un idea extranazionale su un tema globale e scottante, attraversare gli oceani, girare, tornare e vendere in tutto il mondo. Per l’industria audiovisiva italiana, con la storia e la potenza economica che ha, dovrebbe essere cosa di tutti i giorni. Produrre documentari e finzione ispirata al lavoro di “indagine” degli stessi doc. Così fanno la BBC, France 2, la ZDF e gli Svizzeri. Resta l’interrogativo se l’investimento di RAI Cinema troverà il giusto sfruttamento in RAI TV. Se Piazzale Mazzini giocherà al meglio i materiali di Back Stage e “starà sul pezzo”, come si dice in gergo. Se utilizzerà il proprio potere pubblicitario affinché il Film “faccia cassa”. Ma fino ad ora non sembra proprio. Speriamo in una “campagna” quando il Film starà per andare in onda, magari, in prima serata. Anticipato da un “Porta a Porta” sul tema: “E’ giusto abbattere la Foresta Amazzonica per non essere ricattati dal petrolio di Ahmadinejad?” Con ospite insieme ai Kaiowa anche il sindaco di Pisticci, dove, nonostante il petrolio e l’Amaro Lucano, i giovani non si suicidano ma partono tutti. In editoria televisiva BW può essere un maiale di cui non si butta nulla. Va anche bene il gossyp di una operazione elaborata all’interno di una casa di Trulli, in mezzo agli ulivi, tra una seduta Yoga e un canto Shivaita. Si, si può fare! Per capire se quella di Bechis è tutta fissazione “latinoamericofila”, o usa “landscape” che conosce meglio per interpretare tematiche mondiali, proviamo a paragonare pericolosamente “Birdwatchers” con un Film “senza Amazzonia”. Gli “indiani” cinematografici e parigini, cacciati dal centro, in “Non toccare la donna bianca” di Marco Ferreri. Il Film è anziano ma l’argomento attualissimo: una comunità espulsa dal proprio habitat per necessità di uno “sviluppo” e di un “progresso” che non si sentono obbligati alle consultazioni. Ferreri è surreale, divertente e usa il western come metafora, in Bechis è dramma e suicidi, come da cronache e vere statistiche.

    Finalmente sensuali

    La confusa attrazione per i confort della modernità e la rottura dell’iconografia degli indios a-sessuati e a-sensuali, sono tra i passaggi più raffinati del Film. Complice forse l’apporto alla sceneggiatura di un rappresentante, Luiz Bolognesi, della felice stagione brasiliana, e saopaulista, de “La Città di Dio”. Il tratteggio della sensualità-sessualità degli adolescenti indio, il loro “rapporto precario con il denaro precario” richiama ai quindicenni negritos della favela in “La Città degli uomini”. In ogni caso: complimenti a Marco Bechis produttore! Che ha saputo mettere insieme gli “escritores do Filme”. Non è sbarcato con fretta e presunzione in Brasile, ma si è armato di pazienza, rispetto e voglia di alleanze. Un Brasile che cresce, in economia, più di 5 volte dell’Italia, e cresce un ceto medio che dovrebbe consumare più audiovisivo, e la sua “gioventù digitale” ne produce assai. In un bacino di 182 milioni di abitanti. In teoria un Film in lingua portoghese, come Birdwatchers, dovrebbe beneficiare di una audience su più di 250 milioni di abitanti, Portogallo e Africa Lusitana compresi. Ma il portoghese è parlato dagli antagonisti bianchi, e gli eroi positivi non sono afrobrasiliani e parlano guaranì. I neri hanno già le loro vertenze con Brasilia, si lamentano di essere poco rappresentati nelle istituzioni essendo il 50% della cittadinanza. Sarà BW minoritario e controcorrente anche in Brasile? Vedremo. Già il film “Hijos” in Argentina riportava in superficie una ferita che gli intellettuali urbani volevano rimuovere.

    Siamo tutti Guaranì

    Nella prima parte del Film entrare emotivamente nel racconto come spettatori tradizionali è faticoso. Siamo viziati. L’offerta dei Kaiowà come protagonisti in cui identificarsi è spiazzante. Il doppiaggio italiano di tutti i dialoghi spiazza lo spiazzante riducendo, come spesso, i rumori di fondo che entrano nei microfono della presa diretta, facendo perdere realismo e “sangue sonoro” a questo Film come ad altri. Si salva l’effetto delle radio delle auto sempre accese. Una bella scelta di regia che rende l’idea di una zona di frontiera eccitata dal bussines, dove sentire sempre musica è una forma di nevrosi e depensamento. Peccato che le canzoncine, kitsch e popolari, non vengano tradotte in sottotitoli. Spero che il sogno di vedere il Film come lo ha voluto Marco Bechis, in guaranì e portoghese con sottotitoli in italiano, sia realizzabile. Ai Guaranì gli è stata tolta la foresta, lasciamogli la lingua. L’ha restituita anche Benedetto XXVI, da l’anno scorso è lingua ufficiale nella benedizione Urbis et Orbis. Vi ricordate di un noto Film di sinistra dove i dialoghi dei turchi in metropolitana non venivano tradotti? Era di Wim Wenders: “Il cielo sopra Berlino”. Se riscoprite un Wenders razzista non è mia la colpa. Birdwatchers immerge il pubblico nella soggettiva degli spiriti vaganti facendoci diventare tutti dei “Kaiowà suicidati”. Senza riconoscimento della propria identità e fuori da un habitat che la tuteli, tutti perdono il senso dell’esistere. Ricordate lo striscione dei ragazzi di Locri?

  34. Toshi Matsushita 7 November, 2008 @ 05:11

    Dear Marco,

    your film is so GREAT!!
    I was so happy to see that last night in São Paulo.
    I like your “EYE POINT”.

    Toshi

  35. Mario Lorenzi 7 November, 2008 @ 03:11

    2 novembro de 2008

    THE BIRDWATCHERS

    Na linearidade do “conto” comovem a espontaneidade, a ternura e o humor que permeiam até imagens dolorosas e tristes, e a sinceridade sem máscara, o desejo de comunicar valores e carências, coragem e medo, ansiedade e alivio, ingenuidade e decepção.
    Só a realidade: os carrascos, as vítimas.
    A política volta à cena, única alternativa ao mercado no qual os piores não querem ter memória, justificam os carrascos, preservam seus privilégios a qualquer preço.
    O filme é emocionante, “struggente” (não há equivalente em português, desculpe), ao mesmo tempo linear e surpreendente, terno e duro, não faz concessões, é claro no seu provocar raiva e pena, suscitar ódio e simpatia, quem sabe despertar consciências.
    Há poesia nas imagens que a trilha sonora sublima; ao acenar o contraste entre o passado, a transição e o presente, a tragêdia índia corta a respiração.
    Nos que o ouviram, o grito de dor impotente do jovem pagê ecoará nos seus ouvidos para sempre. O acompanharão no desejo de vingança pela morte do pai, na sua volta à floresta para triunfar do desespero, e continuar a luta do espírito contra a violência estúpida, assassina.
    A arvore solitária no meio do campo arado que conclui a saga, simboliza a solidão dos índios, mas também sua esperança.
    De muitos, como eles vítimas do mundo louco no qual vivemos.
    De todos os que anseiam viver num mundo mais humano.

  36. marco 19 October, 2008 @ 09:10

    Ho visto il bellissimo film e mi ha colpito molto anche la musica di Domenico Zipoli .Vorrei sapere se è uscito il cd della colonna sonora o dove poter reperire quei brani.Ciao , grazie.

  37. Bruno 13 October, 2008 @ 05:10

    Caro Marco,
    eccellente come hai risolto la questione che vedevo più a rischio: il punto di vista. Hai fatto raccontare a loro e tu hai riferito.
    Approccio umile, acuto, rigoroso, la cui efficacia del risultato è stata purtroppo sminuita dal doppiaggio dei Kaiowa.
    Non solo perché le battute imbastardite dalla traduzione tendono a gravitare da un positivo scarno-essenziale al puerile-banale
    ma perché Il linguaggio è loro stessi e averci messo addosso il nostro linguaggio va contro il film.
    Dopo un inizio mozzafiato per immagini e storia, ho cominciato a percepire che qualcosa, oltre al doppiaggio indigeno, non funzionava.
    Ogni inquadratura, ogni sequenza era perfetta in sé, una verità dell’immagine costante, ma nello svolgersi temporale il film l’ho avvertito difficile da seguire,
    sconnesso, narrativamente arzigogolato. Poi dalla scena della terra mangiata ha ridecollato.
    Non credo che sia dipeso dal riscrivere la sceneggiatura durante le riprese, come hai sempre fatto e che qui era d’obbligo fare,
    piuttosto qualcosa non ha funzionato nella visione esterna (se c’è stata) di chi poteva vedere le cose tutte insieme dall’alto
    e grazie alla distanza poteva supportarti, mentre giravi e nel contempo riscrivevi, a guardare la bussola del dove stavi andando
    e questo anche nel montaggio, dove viceversa forse eterogenei interventi hanno condizionato, portando ora qui ora là lo sviluppo narrativo che,
    siccome non è un documentario, richiedeva in ogni caso rigore.
    Carenti le scene della fazenda (scenografia degli esterni, la casa) e lo sviluppo dei suoi personaggi (moglie e marito), questo problema era già presente
    ai miei tempi quando non si era fatto un lavoro di approfondimento con quella realtà, stando con loro.
    Se i coloni fossero stati meno piatti e banali (non erano i militari di Garage olimpo, ma avevano una faccia)
    il dramma dei guaranì prendeva più forza e il film ne avrebbe giovato.
    Lì c’è stato anche un problema di interpretazione del personaggio fazendera, che non si capisce perché sembrava
    avesse in ogni momento una scopa nel culo, con il risultato di portare distanza da ciò che veniva rappresentato.
    Ci sono tre film insieme. Uno è un capolavoro da storia del cinema: l’incipit, l’accampamento fuori dalla fazenda con loro zitti e i camion che sfrecciano davanti, la prima immagine a freddo dell’impiccagione, tutte le scene dei protagonisti in città, la sfida con la terra mangiata, il finale (a parte le ultime parole ma comprendo la tua scelta)
    C’è poi un buon film: la roulotte, l’eros, lo sciamano, le magie, le mucche, gli incontri tra i ragazzi, l’aereo.
    e poi c’è un documentario d’ autore che racconta la loro vita sulla strada.
    Bisognava fare una scelta. Una cosa è certa. Si vede, si sente che li hai amati e loro a te e questo basta e avanza. Complimenti Marco.
    Ti abbraccio
    Bruno

  38. fabrizio ferlito 4 September, 2008 @ 08:09

    ho visto il film ,mi è piaciuto,ho rivisto quelle strade rosse,io in brasile ci sono stato 3 volte e tengo amici dal 1992 in paranà e taubatè e portovelho,ho visto come tengono gli indio,sono uscito sconvolto,davvero questi fazeindoreios sono cosi spietati,ma loro sanno che i loro antenati emigrati in brasile 70 anni fa e piu venivano trattati malissimo e sfruttati,dal governo,e adesso ,?
    be comunque anche io ho dato una mano contribuendo per il fondo,deus te abençou

  39. maria letizia gangemi 4 September, 2008 @ 12:09
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    Caro Marco Bechis, ho visto il film e mi è molto piaciuto, anche perchè anni fa c’era stato qui a Taranto un incontro con un indios della foresta amazzonica che aveva raccontato del dolore del suo popolo per la distruzione della foresta, e della sua gente.Poichè scrivo, nacque così Amazzonia Perduta, che ho pubblicato e che ti riporto qui:
    La selva è la mia vita/la selva è la mia terra/la foresta è mia madre/la foresta è il mio letto/la foresta è il mio cibo/l’acqua e il mio sangue./La selva è il mio universo/mio Dio, mia sorella/mio mondo, mia compagna/i miei sogni, il mio cielo/la mia aria, la mia casa/tutto per me sei, o foresta./Un giorno arriva il bianco/con armi e con violenza/lui dice “è il progresso”/e taglia e distrugge/stravolge la foresta/uccide la mia gente/e non c’è più la terra./Io lotto disperato/e urlo a tutto il mondo/salvate la mia selva/la mia cultura antica/o non vedrà il domani./Grida la foresta/la foresta grida/grida con me d’orrore/son sporche ora le acque/abbattute le sequoie/e la natura muore… Il tuo lavoro è molto importante per portare all’attenzione di tutti questo terribile genocidio, e la distruzione del polmone verde, un caro saluto, se vorrai contattarmi,Maria Letizia Gangemi (la mia mail è mal…@hotmail.it)

  40. fabrizio ferlito 3 September, 2008 @ 08:09

    io domani andrò a vedere il film,situazione che conosco bene ,perchè tengo amici in brasile,un amicizia forte che tengo dal 1992.Nei miei viaggi ho visto come vengono assistiti gli indio dal governo brasiliano,per esempio la comunità in portovelho…TRamite Rita Barreto fotografa ,ho visto foto ,vedere questo film e per me conoscere di piu il brasile,per me questa nazione e una grande passione un grande amore.Scriverò post film

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Marco Bechis_2 September, 2008

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