4 Comments

  1. Luiz Mario 29 July, 2008 @ 01:07

    Bravo Marco! Que os nossos amigos kaiowás sejam ouvidos e vistos como um povo digno de um respeito único e uma trajetória exemplar.
    Parabéns pelo site. abç

  2. Hallinno de Oliviera Soares 30 July, 2008 @ 04:07

    Esse filme foi e vai ser a melhor coisa q fiz na minha vida, por tanto estou anseoso para ver na telona, aqui em Dourados a espectativa é grande…, Eu so tenho a agradecer ao Marco Bechis pela o portunidade q ele me deu Obrigado de coração.

  3. Alex 30 July, 2008 @ 05:07

    lindo trailer, lindas fotos, aliás de quem são as fotos?? Em nenhum site encontro os créditos das fotos!
    Dá vontade de ver o filme!!!!

  4. Aparecido lima. 15 August, 2008 @ 02:08

    Adorei participar do filme de Marco Bechis, foi uma experiencia impar na minha vida. Espero que venha logo para o Brasil em especial para Dourados.

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The man who does not want to learn is a dead man

Marco Bechis blog

The following article reports the words Ambrosio used to describe the idea of the movie to other native leaders. It was around the fourth week of shooting and I had never came to such point in the making of a movie in my career without any worry and with the neat feeling that what we were doing was good stuff. We were facing a totally new logic in the way we shot the scenes and we were solving the problems we met thanks to the light-hearted, active and clear-minded spirit of the natives. But I think Ambrosio words speak for themselves.

Marco Bechis

(…) Dobbiamo capire che quest’occasione è un momento molto importante per loro, anche per noi, ma più per loro. Loro vedono tutto grande, una lucertola non è più grande di così (mostra un piccolo bastoncino sulla sua mano) loro sanno ingrandire le cose, questo è il cinema, tutto grande, grandi immagini in una grande scatola. Questa lucertola loro la ingrandiranno fino a trasformarla in un’altra cosa. Ma dobbiamo capire che molto avremo da guadagnare da questo. Noi non possiamo aprire tutte le nostre porte, ma neppure possiamo infilarci in una porta aperta. Come possiamo entrare in una casa con le porte aperte senza conoscere quel che può esserci dentro! Potrebbe esserci un serpente. Bisogna saper giocare con loro perché abbiamo molto da imparare da loro, non perché ne abbiamo bisogno ma perché conoscere è una nostra virtù, dobbiamo imparare molto per poter dire e raccontare la nostra lotta a loro che saranno qui a registrarci, a fotografarci, a studiarci e insegnarci.

Non bisogna chiudersi alla conoscenza, no dobbiamo aprirci. L’uomo che non vuole imparare è un uomo morto. Il mio trisnonno, il nonno di tutti voi qui, mi diceva che si impara sempre, dal momento della nascita fino all’ultimo giorno di vita. e me lo diceva ricordandomi una storia di un altro nonno che sapeva di essere sul punto di morte che chiese a suo nipote di fargli una sigaretta con foglie di mirino, suo nipote gliela preparò ma non sapeva come accendere, allora prende un po’ di cenere e scopre una piccola brace e con quella riesce ad accendere al nonno la sigaretta di foglie di maiz. Il nonno sorpreso disse: “Ora che sto morendo continuo ad imparare!”

Vi dico questo perché voi capiate quel che abbiamo da guadagnare da loro. Altro punto importante è che ci hanno scelto per primi. Vuol dire molto. Dovete avere rispetto per loro. Loro metteranno tutto, ma non bisogna ridere di loro. E neanche prenderli in giro. Domani danzeremo ancora per loro e faremo guachiré e kothhy. Ogni giorno una cosa dversa, e poi loro mostreranno le loro cose.

Ambrósio

Marco Bechis_28 July, 2008

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