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intervista agli attori Guarani-Kaiowá

Fiona Watson, Survival international

Guarani Survival Fund, Rassegna Stampa

I Guarani-Kaiowá protagonisti del film
intervista con Fiona Watson, responsabile delle campagne che Survival conduce in Brasile.

Fiona di Survival ai Kaiowá in procinto di partire per Venezia: Cosa vi è piaciuto e cosa non vi è piaciuto della vostra esperienza di attori, della partecipazione al film? C’è stata un parte che vi è piaciuta di più o di meno?
Risposta collettiva: È stata un’esperienza straordinaria, che è piaciuta molto. Non ci sono cose che sono piaciute più o meno di altre. Nel suo complesso l’esperienza è stata ottima.
Ambrôsio: “Fare un lavoro come questo, un giorno, era il mio “sogno”. Un lavoro a cui mi sono legato, perché mi piace. Non poteva non piacermi”.

Fiona: Cosa avete provato quando avete visto il film montato per la prima volta?
Risposta collettiva: La prima volta che vedremo il film montato, intero, sarà a Venezia. Non siamo mai entrati in un cinema.
Ambrôsio: “Sono andato al cinema una volta sola nella mia vita, a Campo Grande, molti anni fa: mi sono anche spaventato, ma non sapevo dove scappare”.

Fiona: Cosa sperate che il film vi porti?
Risposta collettiva: “Risultati concreti per tutto il nostro popolo. Durante le riprese, Ataná Teixeira [uno dei ñanderu più rispettati, che vive nella Riserva Indigena di Limão Verde, ad Amambai], e altri leader delle riserve Indigene di Dourados, Guyra Roka e Panambizinho, hanno detto che sperano che il film restituisca loro orgoglio e autostima, soprattutto ai giovani e ai bambini.
Ambrôsio: “Mi aspetto la demarcazione delle nostre terre. Mi aspetto giustizia per i Guarani-Kaiowá. C’è giustizia - la giustizia dei karai (i bianchi) - solo contro gli indigeni, non a loro favore; quando l’indio va a reclamarla, non viene ascoltato. Le cose principali che mi aspetto sono la terra e la giustizia. Non vogliamo altro. E anche ai Guarani-Kaiowá che verranno, alle prossime generazioni, il film racconterà molto della nostra storia di oggi. Il film è un cammino, come un giorno che nasce, con la luce del sole, per tutti, per tutte le famiglie”.

Fiona: Perché andate in Europa e cosa vi aspettate di fare lì?
Risposta collettiva: È la prima volta che facciamo un viaggio del genere, all’estero. Vogliamo anche conoscere, conoscere altre lingue, altre culture. Vogliamo parlare della nostra storia, della nostra realtà.
Solo noi che viviamo nelle riserve indigene possiamo parlare di questa realtà. La gente di là ci vorrà conoscere, e anche noi vogliamo conoscere altri popoli, altre persone. Abbiamo molte cose da raccontare, cose che nessun altro conosce… Il film racconta un po’ di questa storia.
Ambrôsio: “Sogno di mostrare il lavoro che abbiamo fatto, come viviamo noi Kaiowá, come lottiamo per recuperare le nostre terre. Quando ero un mita’i, un bambino, sognai di guidare in un’automobilina di plastica; era per imparare, allora mi dissi che, sì, avrei imparato e l’ho fatto… Voglio viaggiare per seguire il film e vedere se funziona o no. Spero anche che porterà importanti risorse ai Guarani-Kaiowá.

Fiona: Perché è importante che il mondo bianco, il mondo non indigeno, conosca da vicino il popolo Guarani attraverso il film?
Risposta collettiva: Perché mostra la realtà. Solo così i bianchi potranno vedere. Loro entrano nelle riserve e pensano che si tratti di una vita semplice, ma non è così; è come si vede nel film. Di solito i bianchi entrano come fotografi: fanno una foto e vanno via. E la gente è lì, nella foto, immobile, come in uno zoo. E c’è anche chi chiede agli indigeni di “vestirsi da indios” per scattare delle foto.
Ma anche noi stiamo studiando il mondo dei bianchi e discutiamo le nostre conclusioni nelle comunità.
Vogliamo più onestà. I bianchi ci mostrano solo cose negative, non parlano con noi di quello che bisogna fare, dei cambiamenti che si devono compiere. Ci sono tante persone ridotte alla fame, ma nessuno fa nulla. Addossano tutta la colpa ai genitori dei nostri bambini. Non parlano dei furti della nostra terra, della devastazione che hanno portato, della mancanza di lavoro e di opportunità. Senza la foresta non abbiamo più gli animali, non sappiamo come fare il kunumi pepy (il rituale di iniziazione dei bambini kaiowá, conosciuto anche come “fora-labbra”").
I Bianchi devono vedere per capire! Così chi vorrà aiutare saprà come fare. Per aprire gli occhi!

Fiona: Qual è il messaggio che attraverso il film volete trasmettere al mondo dei bianchi?
Risposta collettiva: Che manterremo sempre la speranza che le nostre terre vengano demarcate. Che vivremo per sempre attraverso i nostri nipoti e pronipoti.
Che tutti gli indigeni devono avere delle opportunità.
Che tutti devono avere l’opportunità di conoscere la vita degli altri.
Speriamo di essere valorizzati, come esseri umani uguali agli altri, importanti come qualsiasi altro popolo.
Ci sentiamo discriminati.
Vogliamo mostrare un po’ delle cose belle che ci appartengono, la nostra cultura, e speriamo di essere considerati e rispettati per questo.
Ambrôsio: “la comprensione del messaggio dipende da chi lo riceve: potrebbe essere che qualcuno ci trovi belli e tutto finisca lì. Dipende da ciascuno di noi. Spero che la gente possa capire qual è la vita quotidiana dei Guarani-Kaiowá”.

Cartella stampa - LA TERRA DEGLI UOMINI ROSSI - BIRDWATCHERS
Survival & il Guarani Survival Fund

ufficio stampa_28 August, 2008

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